O Palestina o morte!

Gli ultimi tragici eventi che hanno portato ad un escalation del conflitto israelopalestinese spinge tutti a prendere posizione, a dare un giudizio sugli eventi e a schierarsi dalla parte giusta.
Il variegato mondo della sinistra istituzionale e estraparlamentare da sempre vede nella resistenza all’annientamento del popolo palestinese da parte del sionismo e del capitalismo israeliano, un fattore determinate della lotta di classe contro il capitalismo, un esempio della resistenza e un esempio dell’organizzazione politica, militare e militante.


Le vari intifade, le azione di resistenza militare, gli accordi fatti con il governo israeliano, è stata una strada pericolosa e difficile, migliaia di morti da ambo le pari, (gli operai palestinese hanno pagati più duramente l’oppressione del sionismo in questi 70 anni), hanno fatto ben sperare a tutti i lavoratori oppressi nel mondo: che la determinazione, l’organizzazione e la resistenza paga nonostante la disparita di forze e la schiacciante superiorità del potenziale militare ed economico di Israele.
I fatti successi in questi ultimi giorni, hanno visto in azione militanti di Hamas intervenire in modo violento nei confronti di civili uomini e donne, ragazzi e ragazze, hanno ucciso bambini e si sono macchiati di azioni criminose e inaccettabile nei confronto dei civili; n Italia e in tutto l’occidente nessun è restato insensibile a questi fatti.
La condanna di azioni criminose di questo genere trova tutti d’accordo, ma in ogni caso non possiamo concentrarci sulla follia omicida dei miliziani di Hamas, bisogna che tutti valutino con attenzione la situazione.
Ogni guerra che l’umanità ha conosciuto, e ne ha conosciuto tante, due terzi dei morti erano civili, donne, vecchi, bambini, le atrocità commesse sono inenarrabili è nel patrimonio genetico degli esseri umani superare con la violenza ogni immaginazione, tutto ciò non per scusare chi si macchia di crimini contro l’umanità, ma per dire che il capitalismo si macchia da sempre di crimini contro l’umanità e siccome la storia la scrivono chi vince i macellai sono sempre gli altri.
La seconda guerra mondiale il popolo ebreo, gli attuali israeliani, hanno subito il torto più brutale e inimmaginabile della storia dell’uomo, l’Olocausto, ma sappiamo anche che una volta che si venne a conoscenza della presenza dei campi si sterminio gli alleati, gli inglesi e gli americani, decisero che bombardare Auwschitz Biekenau, come era stato richiesto da un sopravvissuto ebreo di origine polacca, per mettere fine definitivamente a quella fabbrica della morte, gli venne risposto, dai vincitori della guerra contro i tedeschi, che vi erano obiettivi militari ben più importanti da colpire, lasciando volontariamente che venissero gasati e bruciati milioni di povere donne, uomini e bambini ancora per 2 anni, a loro non si disse terroristi ma lo erano.
Benjamin Netannyahu parli pure di olocausto ma dica però tutta la verità se vuole fare giustizia dei milioni di morti ebrei di ieri e di oggi.
La nazione di Israele oggi rappresenta il cane da guardia degli Stai Uniti in medio oriente, e in quest’area l’attenzione degli americani non è certo per difendere la libertà delle donne o salvare i popoli oppressi, gli americani si sono macchiati di atroci violenze nell’area del pacifico e in tutti gli scenari di guerra dove hanno agito, conquistato e poi perso, ricacciando indietro nella storia di 50 anni, in paesi come l’Iraq, l’Afghanistan e altri, senza che la famosa libertà “americana” abbia attecchito, basta guardare l’oppressione delle donne afgane, iraniane e irachene, ed arabe in genere e gli operari di questi paesi sempre più sfruttati e maltrattai, anche dove gli americani fanno da padroni.
Israele con le sue 90 testate nucleari pronte all’uso, con un esercito tra i più equipaggiati ed efficienti del mondo, controlla con la sua forza e la sua potenza la regione, esercita la sua autorità militare su tutto il medio oriente, basti pensare ai bombardamenti strategici sui laboratori nucleari iraniani. Non ci sono dubbi che qualsiasi guerra che li vede coinvolti sarebbero ben equipaggiati a sostenerla e a vincerla.
Dopo la disapprovazione provata per gli eccidi dei militanti di Hamms sui civili indifesi, dobbiamo constatare con entusiasmo, che nessuno stato tiranno e autoritario è mai al sicuro : i miliziani palestinesi hanno travolto le difese militari ai confini con Israele nella striscia di Gaza in pochissimo tempo, sono penetrati nel territorio israeliano e purtroppo non si sono limitati ad azioni militari, cogliendo impreparato un servizio di controllo e spionistico tra i migliori del mondo i quali si sono riusciti ad organizzarsi con gravissimo ritardo.
Hamas ha forse pensato che per fermare la lenta agonia dei palestinesi, per fermare l’occupazione abusiva del loro paese, con bulldozer che arrivano all’ora di cena e seppelliscono sotto le macerie delle case gli abitanti, uomini donne vecchi e bambini, dei migliaia di uomini e donne arrestate e sparite nelle carceri israeliane, delle torture giornaliere attuate senza nessuna pieta nel campi di prigionia e di stermini di Gaza, debbano comportarsi allo stesso modo dei loro aguzzini, sbagliano ho fanno bene chi può dirlo !
Sta di fatto che per scuotere le coscienze bisogna arrivare a gesti estremi, anche le barbarie dei palestinesi si inscrivono nella violenza di un capitalismo senza umanità che sia sionista o di altro genere.
Senza pensare al male è difficile credere che fra questi miliziani non ci siano discendenti o parenti dei rifugiati a Sabra e Shatila, dove soldati libanesi appoggiati dall’esercito israeliano si macchiarono di episodi di violenza al difuori da ogni immaginazione, come macellare donne incinte, giocare al tiro al piattello con bambini di pochi mesi sparandogli per divertimento e per gioco, bruciando uomini e violentando donne.
La memoria delle brutture della guerra si è persa per i popoli delle nazioni belligeranti, della seconda guerra mondiale, delle brutture del fascismo e dei nazisti, e poi degli alleati che non si fecero mancare niente neanche loro, ma nella ciclicità della crisi che sempre sfocia nella guerra, non è detto che queste violenze si possono rivivere ancora.

Il nostro appoggio alla classe operai palestinese va oltre ogni schieramento: solo il proletariato, armato e organizzato in un partito rivoluzionario può liberare gli oppressi e solo loro possono pensare alla rieducazione e non allo sterminio e l’integrazione, contro ogni violenza senza senso e senza motivo.

La guerra che si è cominciata nella striscia di Gaza forse vedrà l’esercito israeliano attaccare e annientare completamente i palestinesi, sicuramente non è facile come può sembrare, la resistenza dei palestinesi e inimitabile e sicuramente all’attacco israeliano resisteranno fino alla fine, non hanno altra scelta, noi comunisti auguriamo all’esercito israeliano di trovare la loro Stalingrado come l’esercito tedesco nella striscia di Gaza.
Dobbiamo anche dire che questo scenario non è solo frutto della resistenza palestinese ma si inscrive nello scenario di guerra civile totale, gli armamenti dei palestinesi arrivano dall’Iran e dalla Russia, noi dobbiamo guardare con occhi attenti questo scenario perché è l’evoluzione in peggio dello scontro tra le due super potenze, se il capitalismo aggressivo e disumano americano non può perdere la guerra in Europa e abbandonare il suo mercato, quello russo ancora più rampante e criminale si trova nelle stesse condizioni.

Oggi molti paesi stano rivedendo la loro politica di appoggio all’Ucraina, hanno cominciato a parlare di accordi di pace, anche Zelens’kyj ha perso un po’ della sua iniziale baldanza, l’egemonia americana sul mondo è messa fortemente messa in discussione. Cina ed India giocano un forte ruolo di dissuasione nei confronti delle malefatte degli Stati Uniti, Israele è legato fortemente alla politica americana, per l’interesse dei suoi protettori dovrà sicuramente fare qualche concessione. Nonostante condanniamo i metodi e le violenze contro i civili le donne e i bambini, di Hamas o chi per esso ha mosso le pedine giuste sullo scacchiere mondiale.
Nessuno di noi può credere che esistano guerre umanitarie, guerre chirurgiche, guerre dove non ci sono morti, solo pochi feriti, e dove la violenza non si scatena al massimo delle barbarie a cui sono capaci gli umani, gli animali agiscono d’istinto, gli umani ragionano e ciò che fanno è il frutto delle loro convinzioni. Nessun esercito di occupatori è immune, tutti coloro che attaccano un paese sono terroristi, coloro che vincono le guerre e sono più forte militarmente ed economicamente sono i liberatori.

La nostra solidarietà va anche alla classe operaia israeliana che in questi ultimi tempi ha manifestato con forza nelle piazze e nelle strade la propria contrarietà al regime di Benjamin Netannyahu, definito nazista e dittatore, la sua politica di destra, sia sull’autonomia della magistratura che sulle politiche economiche e sociali hanno creato un clima di opposizione, forte e radicato, purtroppo questi episodi hanno rinsaldato il fronte consolidando, per adesso, la poltrona al signore della guerra israeliano.
Gli eventi modificano gli scenari e purtroppo queste morti e le atrocità commesse contro civili indifesi israeliani, cancelleranno per un po’ il dissenso, per questo migliaia di riservisti hanno risposto all’appello e migliaia di civili si sono impegnati a dargli da mangiare e curarli, vengono visti come giustizieri, anche loro che si preparano a fare le stese cose che lamentano; noi sappiamo che sono delle pedine sullo scenario dello scontro mondiale per il controllo dei mercati, delle materie prime dei territori nel contesto geopolitico già guerreggiante che non presagisce niente di buono per il proletariato internazionale anche israeliano e palestinese.
Sappiamo che l’unica soluzione che potrebbe definitivamente risolvere il problema palestinese è che i lavoratori di questa area di qualsiasi religione e nazionalità in barba alla loro fede e alla loro patria si coalizzino contro capitalisti, e pretoni, gettando a mare il capitalismo sionista, i suoli collaboratori palestinesi, la borghesia palestinese e i suoi lacchè.

Viva l’internazionalismo proletario!