Il miraggio della pensione

Con la ormai prossima legge di stabilità fra le altre cose si parlerà dell’adeguamento automatico previsto dalla riforma Fornero. Se non verrà bloccato lo scatto, l’età pensionabile arriverà nel 2018 a 66 anni e 7 mesi per tutti, uomini e donne e poi potrebbe aumentare ancora nel 2019 di altri 4 mesi. Le pensioni di vecchiaia dei dipendenti potrebbero raggiungere i 66 anni e 11 mesi, o addirittura i 67 anni. Quelle di anzianità, nel 2019, arriverebbero a 43 anni e 2 mesi (dagli attuali 42 e 10). Stesso scatto, ma 1 anno in meno, per le lavoratrici. Una condanna all’ergastolo, di questo passo presto arriveremo ai 70 anni. Nel frattempo i giovani sono sempre più disoccupati e precari.

Perversamente illogico

Nonostante la disoccupazione giovanile sia in aumento e per i giovani si prospetti un futuro lavorativo sempre più precario, si continua ad aumentare l’età pensionistica, facendo sì che abbiamo una popolazione lavorativa sempre più anziana con i giovani sempre più a spasso. Ad esempio i lavoratori pubblici italiani sono quelli con un’età media più alta d’Europa, sarebbe necessario assumere giovani sia per favorire un ricambio generazionale sia per favorire un miglior adeguamento tecnologico del servizio pubblico, in quanto i giovani fanno sicuramente meno fatica ad apprendere l’uso di nuove tecnologie. Quindi giovani sempre più precari e disoccupati e lavoratori sempre più vecchi, stanchi e acciaccati.

Le complicità sindacali

A fronte di una legge illogica e ingiusta le reazioni dei Confederali sono ai minimi termini al massimo si cerca di mendicare qualche esenzione che permetta il prepensionamento o qualche agevolazione. Ricordiamo che contro la legge Fornero la loro contestazione si limitò a sole tre misere ore di sciopero. Nel frattempo, in combutta con padroni e governo, nell’attuale stagione contrattuale, sia pubblica e privata, cercano di imporci i fondi di previdenza integrativa privata in cui siedono nei consigli di amministrazione.

Piccoli sporchi trucchi

I cinque mesi di “aumento dell’aspettativa di vita” sono infatti estrapolati dal raffronto tra il 2013 e il triennio successivo. Da cui risultano per l’appunto mediamente cinque mesi in più. Dov’è il trucco? Nel fatto che il 2016, per esempio, registra invece un calo dell’aspettativa di vita rispetto all’anno precedente, pienamente e drammaticamente confermato dal primo trimestre 2017. In pratica usando i grafici, si vedrebbe che la curva dell’età aumenta fino al 2015 e poi prende ad abbassarsi. Un governo serio – e un consiglio direttivo dell’Istat meno servile – si preoccuperebbero di una così clamorosa inversione di tendenza rispetto alle dinamiche precedenti, che mette in discussione tutta una serie di aspettative sul futuro prossimo.
Ma, come sappiamo, l’imperativo contenuto nelle indicazioni dell’Unione Europea è contenere la spesa pubblica per ridurre il debito, il deficit e raggiungere il pareggio di bilancio (diventato nel frattempo “obbligo costituzionale” senza neppure uno straccio di dibattito parlamentare). Dunque l’impegno del governo (di tutte le forze “politiche”) e del sistema mediatico è per la giustificazione dell’aumento automatico dell’età pensionabile.
L’età pensionabile in Italia è tra le più alte d’Europa: siamo secondi soltanto alla Grecia.
L’aspettativa di vita – dipendendo dalle condizioni materiali di vita (lavoro, sicurezza sul lavoro, istruzione, diritti, sanità, frequenza fisiologica di ferie e riposi, ecc) – può infatti anche scendere. E dai dati recentissimi sembra che questo stia già avvenendo. Ma il “meccanismo automatico” previsto dalla legge Fornero, oltre a essere criminale, non prevede retroazioni. Una volta fissata per legge una certa età pensionabile, questa non potrà essere “automaticamente” abbassata. É insomma un meccanismo predisposto solo per salire, non viceversa. Ne consegue che ci potremmo trovare nel giro di un decennio o poco più davanti a una situazione in cui l’età pensionabile è vicinissima o superiore alle aspettative di vita!

Conclusioni

Per finire. Siamo sicuri che aumentare l’età pensionabile vuol dire che le persone avranno un lavoro fino a quell’età? Significa soltanto che prima di quell’età non verrà corrisposta loro una pensione. Il popolo degli esodati degli ultimi anni può raccontarci qualcosa in merito.
Il Jobs Act, abolendo l’art. 18 (che vietava i licenziamenti “senza giusta causa”), permette alle aziende di licenziare individualmente in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Dunque è facile prevedere – ma sta già avvenendo – che tenderanno a liberarsi in anticipo di dipendenti così invecchiati da non poter essere abbastanza “produttivi”. E naturalmente questo avviene ed avverrà soprattutto in quelle mansioni più “usuranti”.
Il cerchio si chiude. ”Dovete morire prima”, come ha osato dire il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.

Che fare?

É evidente che vogliono ridurre il sistema pensionistico ad un vuoto simulacro. In tal modo tutti vengono danneggiati: i giovani che non trovano lavoro, chi è più avanti con gli anni che vede diventare l’agognata pensione un miraggio irraggiungibile.
La legge Fornero deve esser fermata: bisogna abbassare l’età pensionabile! Non bastano i soliti palliativi per i lavori usuranti o meccanismi ulteriormente discriminanti per le donne. Tanto meno si può proporre prestiti alle banche (come l’APE) o peggio ancora le nuove agevolazioni promesse per le pensioni integrative.
Di fronte alla palese complicità dei confederali, dobbiamo autorganizzarci e piano piano creare una forte opposizione. Non bisogna smantellare, come fatto fino ad oggi, il sistema previdenziale pubblico ma occorre rilanciarlo tornando al retributivo per tutti e tutte. Dobbiamo entrare nell’ottica che se vogliamo conservare i nostri diritti e riconquistare quelli persi negli ultimi anni occorre una forte mobilitazione.

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